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GLI INTERVENTI DEGLI ENTI LOCALI ITALIANI NELLA CRISI BALCANICA

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/2000, pág. 153

1. 1990-99: Enti locali italiani e crisi balcanica.a) Introduzione: originalitá della crisi balcanica. b)L'italia all' epoca della guerra. c) Gli interventi degliEnti locali nei Balcani: analisi e valutazioni. d)Tra istituzione e territorio: solidarietá per la exJugoslavia a Reggio Emilia. e) Amministrazioni locali tracooperazione decentrata...

1. 1990-99: Enti locali italiani e crisi balcanica.a) Introduzione: originalitá della crisi balcanica. b)L'italia all' epoca della guerra. c) Gli interventi degliEnti locali nei Balcani: analisi e valutazioni. d)Tra istituzione e territorio: solidarietá per la exJugoslavia a Reggio Emilia. e) Amministrazioni locali tracooperazione decentrata e politiche d'accoglienza: unbilancio in chiaoscuro.

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GLI ORIENTAMENTI DELLA CONFINDUSTRIA SUL NUOVO ORDINAMENTO REGIONALE E SULLA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/1995, pág. 169

1. Ridefinizione delle competenze Stato, Regioni, Enti locali. 2. Modalità attuative e dimensioni territoriali del decentramento. 3. Riassetto della Pubblica Amministrazione. 4. Modernizzazione dei grandi servizi e privatizzazioni.5. Appendice. a) Ipotesi de riarticolazione delle competenze Stato/Regioni. b) Proposta di riassetto dell'esercizio...

1. Ridefinizione delle competenze Stato, Regioni, Enti locali. 2. Modalità attuative e dimensioni territoriali del decentramento. 3. Riassetto della Pubblica Amministrazione. 4. Modernizzazione dei grandi servizi e privatizzazioni.5. Appendice. a) Ipotesi de riarticolazione delle competenze Stato/Regioni. b) Proposta di riassetto dell'esercizio delle funzioni amministrative a ...

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GLI SPORTELLI INFORMATIVI DEI C.S.S.A.: UNA RISORSA SUL TERRITORIO

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2002, pág. 409

A) Le esperienze sperimentali degli sportelli informativi (Sp.In.) presso i C.s.s.a. B) L'esperienza dello Sp.In. genovese.


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I DECRETI APPLICATIVI DELLA L. N. 328/2000: IL PROFILO PROFESSIONALE DELL'ASSISTENTE SOCIALE

DENTE, FRANCA

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2001, pág. 363

Art.1: Profilo professionale degli assistentisociali. Art. 2. Formazione universitaria. Art. 3.Equiparazione dei titoli di studio. Art. 4. Tabella diequiparazione. Art. 5. Efficacia della equiparazione. Art.6. Disposizioni transitorie.


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I LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA (LEA) IN SANITA: IL DECRETO

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2002, pág. 205

I. Allegato 1. 1.A. Classificazione dei livelli. 1.B. Ricognizione della normativa vigente, con l'indicazione delle prestazioni erogabili, delle strutture di offerta e delle funzioni. 1.C. Area integrazione socio-sanitaria. II. Allegato 2. 2.A. Prestazioni totalmente escluse dai Lea. 2B. Prestazioni parzialmente escluse dai Lea in quanto...

I. Allegato 1. 1.A. Classificazione dei livelli. 1.B. Ricognizione della normativa vigente, con l'indicazione delle prestazioni erogabili, delle strutture di offerta e delle funzioni. 1.C. Area integrazione socio-sanitaria. II. Allegato 2. 2.A. Prestazioni totalmente escluse dai Lea. 2B. Prestazioni parzialmente escluse dai Lea in quanto erogabili solo secondo specifiche indicazioni cliniche di seguito indicate. 2C. Prestazioni incluse nei Lea che presentano un profilo organizzativo potenzialmente inappropriato, o per le quali occorre comunque individuare modalità più appropriate di erogazione.III. Allegato 3. Indicazioni particolari per l'applicazione dei livelli in materia di assistenza ospedaliera, assistenza farmaceutica, assistenza specialistica e integrazione socio-sanitaria, nonché in materia di assistenza sanitaria alle popolazioni delle isole minori ed alle altre comunità isolate. Allegato 4. Linee guida relative al ruolo delle Regioni in materia di Lea. Allegato 5. Linee guida sui criteri di priorità per l'accesso alle prestazioni diagnostiche e terapeutiche e sui tempi massimi di attesa.

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I LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA (LEA) IN SANITA: UN COMMENTO

ARCA, SILVIA

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2002, pág. 197

1. La normativa. 2. I Lea dalla parte dei cittadini. 3. I Lea dalla parte del S.s.n. 4. Il problema delle liste. 5. Le liste negative. 6. La lista positiva. 7. Le liste di attesa. 8. L'Accordo del 22 novembre. 9. I Lea e la modifica del Titolo V della Costituzione.


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I PIANI DI ZONA: PRIME INDICAZIONI

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2001, pág. 295

Il Piano di zona per i servizi alla persona. 1.Piano di zona come piano regolatore. 2. Piano di zona -cittadinanza sociale - patto sociale locale. 3. Elementi diidentità del Piano di zona. 4. Piano di zona come processo.


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I PROGETTI DI RIORDINO TERRITORIALE: ESPERIENZE REGIONALI A CONFRONTO

FRANCHI SCARSELLI, GUIDO

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 413/2001, pág. 413

1. Premessa: dalle funzioni comunali alle funzioni di interesse locale. 2. Un assetto molto flessibile. 3. Gli strumenti incentivanti. 4. Seggue: sull'omogeneità dei criteri e delle metodologie di incentivazione statali e regionali. 5. Possono le Comunità montane tuttora rivestire il ruolo che gli assegna il T.U.?. 6. Sullo stato delle esperienze...

1. Premessa: dalle funzioni comunali alle funzioni di interesse locale. 2. Un assetto molto flessibile. 3. Gli strumenti incentivanti. 4. Seggue: sull'omogeneità dei criteri e delle metodologie di incentivazione statali e regionali. 5. Possono le Comunità montane tuttora rivestire il ruolo che gli assegna il T.U.?. 6. Sullo stato delle esperienze regionali.

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I REATI SESSUALI NEI CONFRONTI DEI MINORI: TRATTAMENTO PENITENZIARIO E FORMAZIONE DEGLI OPERATORI

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2002, pág. 379

1. Presentazione. 2. Analisi dei bisogni formativi degli operatori preposti al trattamento degli autori di reati sessuali. 3. Il corso di formazione realizzato. 4. Le visite nei paesi europei. 5. Prospettive di intervento: un nuovo approccio e una nuova progettualità.


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I SENZA DIMORA IN ITALIA NEL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE DI INDAGINE SULL'ESCLUSIONE SOCIALE

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2001, pág. 523

1. Premessa: le ricerche promosse dalla Commissione. 2. Le dimensioni del fenomeno. 3. Le caratteristiche della popolazione senza dimora in Italia. 4. Come si diventa e come si vive da senza dimora in Italia. 5. Le risposte istituzionali ai bisogni delle persone senza dimora.


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I TEMPI DELLA CITTA NEI COMUNI ITALIANI: UNA RICERCA DEL CENTRO DONNA DI VENEZIA

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/1999, pág. 165

1. Il governo del tempo: l'esperienza dei Comuniitaliani. a) Metodologia di ricerca. b) Lo scenariogenerale delle iniziative. c) Principali ambitid'intervento. d) Soggetti a cui sono dedicate le iniziative.


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II D.I.vo n. 626/94: LA CULTURA DELLA SALUTE E DELLA PREVENZIONE SUI LUOGHI DI LAVORO

DALL'AGATA, CLAUDIA

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/1999, pág. 319

1. Introduzione. 2. Gli aspetti più rilevanti dellanormativa sulla sicurezza. a) Il datore di lavoro. b)Sorveglianza sanitaria e ruolo del medico competente. c) Ilrappresentante di lavoratori per la sicurezza. d) Il ruolodei lavoratorio. 3. Conclusioni.


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IL BILANCIO SOCIALE DELLE COOPERATIVE DI REGGIO EMILIA: UN'ESPERIENZA CONSOLIDATA.

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2003, pág. 217 a 227

I.PREMESSA. II.L'OPINIONE DEGLI STAKEHOLDER. III.LE COOPERATIVE DI TIPO A. IV.LE COOPERATIVE DI TIPO B. V.CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.


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IL CODICE EUROPEO DI BUONA CONDOTTA AMMINISTRATIVA

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/2002, pág. 75

Art.1. Disposizione generale. Art. 2. Ambito personale di applicazione. Art. 3. Ambito materiale di applicazione. Art. 4. Legalità. Art.5. Assenza di discriminazione. Art. 6. Proporzionalità. Art. 7. Assenza di abuso di potere. Art. 8. Imparzialità e indipendenza. Art.9. Obiettività. Art.10. Legittime aspettative, coerenza e consulenza....

Art.1. Disposizione generale. Art. 2. Ambito personale di applicazione. Art. 3. Ambito materiale di applicazione. Art. 4. Legalità. Art.5. Assenza di discriminazione. Art. 6. Proporzionalità. Art. 7. Assenza di abuso di potere. Art. 8. Imparzialità e indipendenza. Art.9. Obiettività. Art.10. Legittime aspettative, coerenza e consulenza. Art.11. Equità. Art.12. Cortesia. Art.13. Riposta alle lettere nella lingua del cittadino. Art.14. Avviso di ricevimento e indicazione del funzionario competente. Art. 15. Obbligo di trasmissione al servizio ...

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IL COUNTRY HOSPITAL A PREMILCUORE E A MODIGLIANA (FORLI-CESENA)

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/1999, pág. 119

1. Il modello Country Hospital dell'Aziendasanitaria locale di Forli. a) Le motivazioni. b) Il modelloCountry Hospital. c) Il Country Hospital a Premilcuore. d)Il Country Hospital a Modigliana. e) Il Country Hospital ela rete dei servizi per anzinai: la convivenza possibile.


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IL D.L.VO N. 229/99 PER LA RAZIONALIZZAZIONE DEL SSN: UN COMMENTO AI DECRETI BINDI

RICCIARELLI, GIUSEPPE

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/1999, pág. 415

1. Premessa. 2. La nuova disciplina in materia dipro-grammazione sanitaria. 3. La ridefinizione dellecompetenze della Regione. 4. La revisione dellaorganizzazione del-l'u.s.l. e dell'azienda ospedaliera. 5.Il recupero del ruolo dei Comuni. 6. Il problema dellaintegrazione socio-sanitaria. 7. La nuova disciplina suautorizzazione, accreditamento...

1. Premessa. 2. La nuova disciplina in materia dipro-grammazione sanitaria. 3. La ridefinizione dellecompetenze della Regione. 4. La revisione dellaorganizzazione del-l'u.s.l. e dell'azienda ospedaliera. 5.Il recupero del ruolo dei Comuni. 6. Il problema dellaintegrazione socio-sanitaria. 7. La nuova disciplina suautorizzazione, accreditamento e accordi contrattuali.

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IL DEBITO DI REGIONI ED ENTI LOCALI: FRA STRUMENTI INNOVATIVI E FINANZA CREATIVA

DELBONO, FLAVIO; PIANCASTELLI, FABIO

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/2004, pág. 15

1. LE EMISSIONI OBBLIGAZIONARIE DEGLI ENTI TERRITORIALI. 2. I PRINCIPALI DATI SULLE EMISSIONI. 3. UNA MONTAGNA DI DEBITI?.


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IL DECENTRAMENTO DELLE FUNZIONI E DEI COMPITI AMMINISTRATIVI RIGUARDANTI I SERVIZI ALLA PERSONA E ALLA COMUNITA

SCARSELLI, GUIDO FRANCHI

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/1998, pág. 181

1. Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali, in attuazione del capo I della legge 15 de marzo 1997, n. 59.


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IL FEDERALISMO AMMINISTRATIVO: BREVE GUIDA ALLA LETTURA DELLA LEGGE DELEGA. n. 59/97

FRANCHI SCARSELLI, GUIDO

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/1997, pág. 1

1. Il federalismo amministrativo: la legge Delega n. 59/97.


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IL FONDO PER L'AMBIENTE ITALIANO (FAI): MISSION ED ATTIVITA

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2002, pág. 253

1. La fondazione. 2. Le acquisizioni, le donazioni e le risorse economiche del Fai. 3. Attività ed eventi del Fai. 4. Il rapporto con la scuola.


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IL LABORATORIO DI PANIFICAZIONE NEL CARCERE DI OPERA (MILANO)

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/2000, pág. 103

1. Il laboratorio di panificazione gestito dallacooperativa "Il giorno dopo" all'interno del carcere diMilano-Opera.


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IL LAVORO TEMPORANEO IN ITALIA E IN EUROPA. IL SUO SVILUPPO NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2000, pág. 417

1. Il lavoro temporaneo in Europa. 2. Il lavorotemporaneo in Italia. 3. Il lavoro temporaneo negli entipubblici. 4. Il mercato italiano del lavoro temporaneo. 5.Le società di fornitura di lavoro temporaneo.


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IL LESSICO DELLE POLITICHE DEL LAVORO

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2000, pág. 395

1. Premessa. 2. Le politiche del lavoro: unlessico.


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IL LIBRO VERDE DELLA COMUNITÀ EUROPEA PER LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE.

AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2003, pág. 263 a 281

I.INTRODUZIONE. II.CHE COS'È LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE?. III.UN APPROCCIO OLISTICO ALLA RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE. IV.IL PROCESSO DI CONSULTAZIONE.



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