ORIENTAMENTI IN MATERIA DI ADOZIONI INTERNAZIONALI
FAVALORO, MAURO
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2002, pág. 299
1. Introduzione. 2. Le implicazioni dell'assunzione del principio di sussidiarietà. 3. Il percorso che ha portato alla definizione del protocollo in Emilia-Romagna. 4. Il Progetto regionale Adozioni (P.r.Ado). 5. I gruppi di lavoro misti. 6. La collaborazione con l'Università e con il Tribunale per i minorenni. 7. Coordinamento regionale...
1. Introduzione. 2. Le implicazioni dell'assunzione del principio di sussidiarietà. 3. Il percorso che ha portato alla definizione del protocollo in Emilia-Romagna. 4. Il Progetto regionale Adozioni (P.r.Ado). 5. I gruppi di lavoro misti. 6. La collaborazione con l'Università e con il Tribunale per i minorenni. 7. Coordinamento regionale Adozioni. 8. Formazione. 9. Il Protocollo. 10. Promozione. 11. Informazione. 12. Preparazione delle coppie. 13. L'indagine sociale e psicologica. 14. Scelta dell'Ente ed avvicinamento all'incontro con il bambino. 15. L'avvio dell'adozine. 16. Misure organizzative e finanziarie. 17. Uno sguardo al protocollo della Regione Veneto. 18. Conclusioni.
PAROLE CHIAVE DELLE POLITICHE SOCIALI
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2001, pág. 233
Glossario dei termini dall' Annuario statistico italiano 2000.
LENZI, GABRIELE
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2002, pág. 363
1. Premessa. 2. L'Europa per i giovani. 3. Principali elementi del dibattito europeo sui giovani.
PROTOCOLLO OPERATIVO PER LE ADOZIONI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI IN VENETO
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2002, pág. 313
1. Protocollo operativo per l'adozione nazionale ed internazionale. 2. Competenze della Regione. 3. Competenze delle équipes Adozioni consultori familiari delle Uu.ll.ss.ss. 4. Competenze degli enti autorizzati. 5. Competenze del tribunale per i minorenni.
PUBLICO E PRIVATO NELLO SVILUPPO DEL TURISMO
MANELLA, GABRIELE
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2004, pág. 283 a 290
1. QUADRO NAZIONALE. 1.1. PREMESSA. 1.2. LA LEGGE N. 135/2001: IL CONCETTO DI "SISTEMI TURISTICI LOCALI". 1.3. IL "CLUB DI PRODOTTO": DEFINIZIONE, OBIETTIVI, STRUMENTI D'AZIONE. 2.EMILIA-ROMAGNA:NASCITA,MORTE E "RESURREZIONE" DI UN MODELLO TURISTICO. 2.1. PREMESSA. 2.2.LA L.R. N. 7/98 PRINCIPALI OBIETTIVI E STRUMENTI...
1. QUADRO NAZIONALE. 1.1. PREMESSA. 1.2. LA LEGGE N. 135/2001: IL CONCETTO DI "SISTEMI TURISTICI LOCALI". 1.3. IL "CLUB DI PRODOTTO": DEFINIZIONE, OBIETTIVI, STRUMENTI D'AZIONE. 2.EMILIA-ROMAGNA:NASCITA,MORTE E "RESURREZIONE" DI UN MODELLO TURISTICO. 2.1. PREMESSA. 2.2.LA L.R. N. 7/98 PRINCIPALI OBIETTIVI E STRUMENTI DI AZIONE. 2.3. L'UNIONE DI PRODOTTO COSTA. 2.4. I CLUB DI PRODOTTO E LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO: ESEMPI DELLA RIVIERA E DELL'ENTROTERRA.
QUALITA DEI SERVIZI SOCIALI E CENTRALITA DEL CITTADINO: ASPETTI ESSENZIALI
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2000, pág. 467
1. Prima lo sviluppo. 2. Risalendo alle origini delservizio alla persona. 3. Il sociale nella sanità. 4. Ilsociale nella scuola. 5. Il sociale nel lavoro. 6. Elementidel nuovo paradigma. 7. Economia di piano e economia discambio. 8. Né utente assistito, né "libero" acquirente. 9.Condivisione e responsabilità. 10. Qualità delle...
1. Prima lo sviluppo. 2. Risalendo alle origini delservizio alla persona. 3. Il sociale nella sanità. 4. Ilsociale nella scuola. 5. Il sociale nel lavoro. 6. Elementidel nuovo paradigma. 7. Economia di piano e economia discambio. 8. Né utente assistito, né "libero" acquirente. 9.Condivisione e responsabilità. 10. Qualità delle procedure erisultati. 11. Ascoltare il cittadino che valuta. 12.Sostenere il cittadino che acquista. 13. Amministrare laqualità. 14. Problemi aperti.
BENEDETTI, SANDRA
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2001, pág. 491
1. Premessa. 2. L'autorizzazione al funzionamento: una garanzia in piú. 3. La costituzione del gruppo regionale per la stesura della direttiva sull'autorizzazione al funzionamento.
RECENTI NORMATIVE SUGLI ANZIANI EMILIA-ROMAGNA
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/2000, pág. 57
1. Deliberazione della Giunta regionale 26 luglio1999, n.1377. 2. Deliberazione della Giunta regionale 26luglio 1999, n. 1378. 3. Deliberazione della Giuntaregionale 26 luglio 1999, n. 1379. 4. Determinazione deldirettore generale Politiche sociali 11 agosto 1999, n.1708.
REGIONI E ORDINAMENTO COMUNITARIO: PRIME INIZIATIVE LEGISLATIVE
OCCHIOCUPO, GIUDITTA
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2004, pág. 177 a 183
1. PREMESSA. 2. PRINCIPALI FONTI NORMATIVE COMUNITARIE E STATALI. 3. PRIME DISPOSIZIONI NORMATIVE REGIONALI. REGIONI EMILIA-ROMAGNA E FRIULI-VENEZIA GIULIA. 4. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE.
RETI CIVICHE E NUOVE FORME DI DEMOCRAZIA
GATTEI, CARLO
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/1997, pág. 387
1. Introduzione. 2. L'amministrazione locale ed il computer-sportello. 3. L'info-alfabetizzazione dei cittadini. 4. L'informazione globale e il dibattito pubblico. 5. La partecipazione dei cittadini e l'amministrazione-impresa. 6. ... e la democrazia diretta?
RETI CIVICHE E REALTA LOCALE: TRE CASI APPLICATIVI
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/1996, pág. 407
1. Iperbole: la rete civica di Bologna, ovvero Internet al servizio del cittadino. 2. Desenzano: On Line: un esperimento collettivo di informatica civica. 3. Rete telematica del Comune di Modena: MO-NET.
RETI CIVICHE TELEMATICHE: ALLA RICERCA DELLA QUALITA.
LUISI, PIERO
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/1998, pág. 205
1. Accessibilità. 2. Contenuto informativo. 3. Controllo della agenda. 4. Natura dei promotori. 5. Finanziamento. 6. Scelte tecnologiche. a) Web. b) BBS. c) Documenti on-line. d) Città cablata. 7. Le associazioni in rete civica. 8. Le città digitali in Italia. 9. Internet in Municipio.
FRANCHI, MAURA
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/2000, pág. 1
1. La riforma del collocamento e il decentramentodelle politiche del lavoro. 2. Servizi flessibili per unlavoro dai confini mobili. 3. Un nuovo rapporto tra centroe periferia: i difficili compiti degli Enti locali. 4. Icompiti dei Centri per l'impiego. 5. Esigenze dicooperazione a livello locale: pubblico e privato. 6. Centriper l'impiego:...
1. La riforma del collocamento e il decentramentodelle politiche del lavoro. 2. Servizi flessibili per unlavoro dai confini mobili. 3. Un nuovo rapporto tra centroe periferia: i difficili compiti degli Enti locali. 4. Icompiti dei Centri per l'impiego. 5. Esigenze dicooperazione a livello locale: pubblico e privato. 6. Centriper l'impiego: un 'impresa-rete. 7. Le condizioni disuccesso della riforma.
RILEVAZIONE ISTAT SULLE COOPERATIVE SOCIALI: IL QUESTIONARIO
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2002, pág. 433
Sezione 1 - Dati anagrafici dell'unita. Sezione 2- Struttura dell'unità. Sezione 3 - risorse umane. Sezione 4 - Risorse economiche e patrimoniali. Sezione 5 - Attività. Sezione 6- Osservazioni e commenti.
SCUOLE DELL'INFANZIA TRA PUBBLICO E PRIVATO
ROSETTI, ANNA
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/1999, pág. 101
1. Le scuole dell'infanzia in Italia. a) Nascita eidentità istituzionale. b) L'evoluzione dell'intervento deidiversi enti gestori e la loro presenza sul territorio. c)Gli Orientamenti del 1991 e la proposta di riforma deicicli. 2. Scuole dell'infanzia e politiche per il dirittoallo studio. a) Le scuole dell'infanzia nelle legislazioniregionali....
1. Le scuole dell'infanzia in Italia. a) Nascita eidentità istituzionale. b) L'evoluzione dell'intervento deidiversi enti gestori e la loro presenza sul territorio. c)Gli Orientamenti del 1991 e la proposta di riforma deicicli. 2. Scuole dell'infanzia e politiche per il dirittoallo studio. a) Le scuole dell'infanzia nelle legislazioniregionali. b) Il ruolo dei Comuni e la recente autonomiascolastica. 3. Scuole dell'infanzia pubbliche e private: gliinterventi di alcune Regioni. a) Il sistema delleconvenzioni in Emilia-Romagna. b) Il sostegno allageneralizzazione della scuola dell'infanzia in Toscana. c)La libertà di educazione e la recente legge della RegionePiemonte. 4. Parità scolastica, sistema formativo eistituzionale. a) I significati della parità. b) Problemiaperti.
SERVIZIO CIVILE VOLONTARIO E COMUNICAZIONE PUBBLICA
FRANZONI, FLAVIA
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2001, pág. 389
1. Il convegno Com.Pa. 2. Obiezione di coscienza o Servizio civile: un po'di storia per capire. 3. La difficile transizione. 4. Motivazioni al Servizio civile e comunicazione istituzionale. 5. Esperienze anticipatorie. 6. Servizio civile nazionale e politiche per i giovani in Europa. 7. Servizio civile ed Enti locali. 8. Nuove sfide o ambiti...
1. Il convegno Com.Pa. 2. Obiezione di coscienza o Servizio civile: un po'di storia per capire. 3. La difficile transizione. 4. Motivazioni al Servizio civile e comunicazione istituzionale. 5. Esperienze anticipatorie. 6. Servizio civile nazionale e politiche per i giovani in Europa. 7. Servizio civile ed Enti locali. 8. Nuove sfide o ambiti di intervento per il Servizio civile?. 9. Il futuro.
TELELAVORO, TELECENTRI E DINTORNI: IL CASO DI ROMA NEXUS
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/1999, pág. 475
1. Telelavoro, telecentri e dintorni. Il caso di"Roma Nexus".
TERZA RILEVAZIONE FIVOL SULLE ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2002, pág. 423
Il quadro fenomenologico e i processi.
TERZO RAPPORTO SUL SERVIZIO CIVILE IN ITALIA: UNA TRANSIZIONE DIFFICILE
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 3/2001, pág. 399
1. "Rompete le righe!". 2. "E finita, e finita per davvero...". 3. Servizio civile per i volontari... o per i professionisti?. 4. Perché voi si e noi no?. 5. Per soldi o per amore. 6. Duri a morire. 7. Per non uccidere il Servizio civile.
TERZO RAPPORTO SULLA COOPERAZIONE SOCIALE IN ITALIA.
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2003, pág. 237 a 250
MASI, MARTINA
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2001, pág. 305
1. Premessa. 2. Perché entrare in rete. 3. Comeentrare in rete. 4. Alcuni consigli pratici.
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/2003, pág. 229 a 235
I.PREMESSA. II.BILANCIO SOCIALE E COOPERAZIONE. III.LA COOPERAZIONE SOCIALE. IV.METODO DI REDAZIONE. V.COSTITUZIONE DI UN GRUPPO DI LAVORO. VI.INDIBIDUAZIONE DI UN COORDINATORE O REFERENTE DI PROGETTO.VII.DEFINIZIONE DI UN PROGETTO PRELIMINARE. ...
UN METODO DI VALUTAZIONE DELLA FORMAZIONE: L'UTILIZZO DELLE MAPPE SEMANTICHE
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 1/1997, pág. 175
1. Valutazione e autovalutazione della formazione e dei suoi risultati. Il metodo delle mappe semantiche. 2. La valutazione dei risultati della formazione: il quadro teorico di riferimento. 3. Il metodo delle mappe semantiche. 4. L'Esperienza concreta di sperimentazione del modello.
UN METODO PER LA VALUTAZIONE NEI SERVIZI SOCIALI: IL PROGETTO GULLIVER
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/1999, pág. 283
1. Un metodo per la valutazione dei risultati degliinterventi dei servizi sociali. a) Progettazione evalutazione: a bonomio inscindibile. b) La definizione delsistema di raccolta delle informazioni. c) Lasomministrazione degli strumenti di valutazione. d)L'elaborazione dei dati e la sintesi dei risultatiraggiunti. e) La comunicazione dei risultati....
1. Un metodo per la valutazione dei risultati degliinterventi dei servizi sociali. a) Progettazione evalutazione: a bonomio inscindibile. b) La definizione delsistema di raccolta delle informazioni. c) Lasomministrazione degli strumenti di valutazione. d)L'elaborazione dei dati e la sintesi dei risultatiraggiunti. e) La comunicazione dei risultati. f) I vantaggied i limiti di questo percorso di valutazione. 2. Lavalutazione como valore aggiunto al lavoro degli operatori.a) Come e perché la Cooperativa Linea dell'arco ha deciso difare valutazione dei propri interventi. b) Quali vantaggiabbiamo tratto dalla valutazione degli interventi. c) Lavalutazione di uno specifico progetto di intervento: pregi epreoccupazioni.
UN NUOVO ORDINAMENTO DELLE I.P.A.B. IN TRENTINO-ALTO ADIGE
AUTONOMIE LOCALI E SERVIZI SOCIALI, n.º 2/1997, pág. 229